Direttore della fotografia: ruolo cruciale nella produzione video
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Tra le tante parole che derivano dal greco antico ce n’è una in particolare che amiamo citare più di tutte: “fotografia“. Essa è un insieme di due concetti, luce e scrittura – phôs e graphè, e in una produzione video il direttore della fotografia è proprio quella figura indispensabile che conosce e gestisce la luce a piacimento, e affinché possa diventare vettore di senso, significativa, affascinante ed evocativa. Che sia una pellicola cinematografica e un lungometraggio, un documentario sulla natura, o uno spot pubblicitario e un contenuto social, la direzione della fotografia, all’interno di una produzione multimediale, è di fatto fondamentale per la riuscita del prodotto: se pensiamo alle immagini, che sono costituite di pura luce, capiamo molto bene quanto una scelta luminosa piuttosto che un’altra possa diventare fondamentale per definire lo stile e il tono della scena.
Il direttore della fotografia è pertanto la figura professionale che, lavorando a stretta sinergia con il regista, dà forma e corpo alle riprese, conferendo il giusto calore come un termometro, in base alla sceneggiatura, ai dialoghi, ai campi lunghissimi o ai primi piani di una scenografia.
Direttore fotografia: riconoscere un film tramite la sua impronta
La figura professionale del direttore della fotografia svolge un ruolo cruciale all’interno del cast tecnico di un prodotto video, che sia un film o un video breve, un corto o un docufilm. Il regista lavora come il direttore di una grande orchestra, mentre il direttore di fotografia è responsabile di tutto il sistema delle telecamere, che gestisce il visivo.
Chi ha la direzione della fotografia detiene dunque la responsabilità maggiore perché deve saper prefigurare e prevedere il risultato d’insieme di tutto. E tornando al caso di una produzione video, quindi, il rapporto con il regista deve essere di grandissima fiducia, una collaborazione stretta e vicendevole. Pensiamo, solo per fare un esempio pratico, ai film di David Fincher, come Seven, Fight Club o Gone Girl: cosa sarebbero senza i colori cupi, drammatici, bui e saturi, con una grana profonda dalle nuance seppia?
La firma distintiva di questi film è il mix ben riuscito tra lo stile del regista, la mano dello sceneggiatore, ma soprattutto il tocco del direttore della fotografia!
O ancora, le pellicole di Sofia Coppola, dalle trame cromatiche evanescenti, che sembrano uscite da una confetteria e ne definiscono lo stile incantato.
Come lavora il direttore di fotografia di uno spot o di una produzione video?
Il lavoro del direttore della fotografia in uno spot pubblicitario o in un video sui social richiede una sintesi di creatività e precisione tecnica. A differenza dei lungometraggi, dove il ritmo può variare e alternare fasi dinamiche a momenti più riflessivi, gli spot e i contenuti web sono caratterizzati da una durata breve e (generalmente) un ritmo incalzante. Per questo motivo, il direttore di fotografia deve essere in grado di catturare l’attenzione dello spettatore in pochi secondi, utilizzando tecniche efficaci e innovative. Come in un film, il processo inizia con la lettura e l’interpretazione dello script e della storyboard. Proprio per questo il direttore della fotografia lavora a stretto contatto con il regista, in quanto con quello definisce lo stile visivo del video. La scelta della location e il trucco degli attori sono elementi fondamentali per chi fa direzione fotografica. Una delle maggiori criticità che un direttore fotografia di uno spot deve risolvere è infatti l’aspetto cromatico degli ambienti in esterna, durante le diverse fasi della giornata, in grado di offrire nuances cromatiche totalmente diverse.
Mentre, se lavora in studio, in interno cioè, ha a disposizione strumenti che lo avvantaggiano perché gestisce delle luci artificiali e quindi sotto il suo totale controllo.
I tipi di illuminazione più frequenti sono:
l’illuminazione a tre punti, così definita perché si basa su una fonte di luce principale, alla quale associare una luce di riempimento e una controluce indispensabile per modellare il soggetto ripreso;
l’illuminazione high-key e low-key, per ottenere effetti luminosi brillanti o scene drammatiche con forti contrasti;
l’illuminazione motivata dove le luci artificiali simulano fonti di luce naturali, come il sole o le lampade da interno, per mantenere un look realistico.
Per gestire le difficoltà esterne della luce naturale molte scene outdoor, infatti, sono ricreate in studio, ma quando si lavora all’aperto, comunque, il direttore della fotografia può avvalersi, ancora più che in studio, di diffusori e riflettori per meglio gestire e modulare la luce naturale o quella solare in base alle diverse ore del giorno. Per questo è sempre necessario anche tenere conto delle condizioni meteorologiche: una stima errata potrebbe compromettere l’illuminazione e dunque anche le riprese.
Per questo è sempre bene il coordinarsi di questo ruolo con il team di post-produzione, per inserire effetti speciali che si fondano armoniosamente con le riprese reali, magari utilizzando filtri ed effetti grading, migliorativi dell’estetica visiva, o avvalendosi di software avanzati per bilanciare i colori, regolare l’illuminazione e creare la giusta atmosfera visiva.
Riflessioni finali sulla direzione fotografica
In conclusione, quello della direzione fotografica è un lavoro complesso che non va improvvisato, ma nasce come connubio di studio, competenze tecniche e profonda sensibilità artistica. Il direttore di fotografia infatti non solo gestisce la luce filmica di una scena, ma crea un’esperienza visiva che può trasportare gli spettatori in mondi diversi, evocando emozioni profonde. Che si tratti di un film, di uno spot pubblicitario o di un video social, la mano del direttore fotografia è quella che guida la luce in maniera narrativa, dipingendo fotogramma per fotogramma, rendendo visibile l’invisibile e trasformando le parole in immagini potenti e suggestive, capaci di lasciare il segno.
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Questo articolo è stato realizzato grazie agli incentivi TOCC “Transizione ecologica organismi culturali e creativi” promosso dal Ministero della Cultura e gestito da Invitalia, grazie ai fondi dell’unione europea NextgenerationUe.
*Il podcast KortoTalks è stato realizzato grazie alla partnership con Milk Studios, con Davide di Pasquale di Associazione Uniamoci onlus, grazie a Marco Bongi dell’Associazione pro retinopatici e ipovedenti, grazie a Dario Sorgato dell’associazione NoysyVision Onlus.
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