Tipi di intervista: non strutturata, semistrutturata e strutturata
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Quando si parla di interviste nel settore della pubblicità o dello spettacolo in generale, ci saltano subito alla mente le classiche domande rivolte ai personaggi della TV e del cinema.
Ma, in realtà, esistono diversi tipi di interviste, ciascuna con stili e scopi diversi..
Se vi siete chiesti come si fa un’intervista e quanti tipi ne esistono, non vi resta allora che ascoltare, leggere e guardare come portiamo le idee fuori dal circuito.
Esistono interviste standard “uno-a-uno”, oppure nello stile di un dialogo aperto ed esplorativo tra un intervistatore e un ospite, passando poi da dinamici dibattiti con più partecipanti, fino a interviste in “stile Google”. Questa flessibilità in termini di obiettivi, rende il concetto di intervista praticamente applicabile in tantissime circostanze: da specifici quiz informativi ad attività in grado di utilizzare (e non) domande specifiche o dialoghi larghi per creare contenuti altamente impattanti e narrativi.
Sono celebri le interviste televisive più serrate, come quelle a risvolto politico che si possono seguire nei canali con un taglio giornalistico.
A volte, invece, le interviste più classiche, si trasformano in un talk show in cui si cerca di dare la parola a più interlocutori in modo quanto più democratico, fluido e scorrevole possibile.
Ma non solo, le interviste (oltre il mondo dello spettacolo) sono anche i questionari da compilare, che si rivolgono ai consumatori, per intercettare e individuare le richieste e i bisogni del clienti.
Questo è un passaggio fondamentale nel marketing e propedeutico anche a ciascuno degli spot pubblicitari o ai video promozionali che vediamo in tv o nelle principali piattaforme online.
Partendo da queste prime considerazioni, allora, possiamo dividere i differenti tipi di intervista in 3 macro categorie
– le interviste non strutturate;
– le interviste semi-strutturate;
– le interviste strutturate.
Ognuna di queste offre un proprio “modello” da seguire per descrivere l’interazione con l’intervistato, trarre informazioni e ottenere un contenuto specifico da restituire in un contesto appropriato. Ma vediamo ciascuna più da vicino!
Cosa si intende per intervista non strutturata?
Un’intervista di questo tipo si riconosce dalla mancanza totale di una guida, una struttura, come dice il nome stesso, con l’intento di offrire una panoramica dell’argomento più completa e libera possibile. L’intervistatore può avere uno schema in testa, un’idea di un’intervista preparata in precedenza, ma non ha con sé nessun tipo di scaletta che possa permettergli di porre domande sistematiche e cadenzate, stabilite in precedenza.
In pratica, chi fa le domande tiene in considerazione (e a mente) un argomento e alcuni aspetti dei suoi relativi contenuti , ma va a braccio; questo tipo di intervista è molto difficile da realizzare, e richiede un’ottima padronanza del ritmo, un’eccezionale capacità di argomentare, una certa sicurezza di sé e molta confidenza con gli argomenti, lo stile di comunicazione e la persona con cui si sta parlando. Entrano in gioco, inoltre, qualità come la disinvoltura e la sinergia con l’interlocutore.
Quando utilizzare un’intervista libera e non strutturata?
Questo tipo di intervista si utilizza nella prima fase d’analisi, quando si cerca di raccogliere le informazioni per la prima volta e si lasciano margini ampi di ricerca. Un’intervista di questa natura, offre all’interlocutore di esprimere un proprio punto di vista più esauriente e completo, così da esaurire interamente l’argomento con tutti i dettagli e i contenuti che l’intervistato vorrà esplicitare.
Affinché l’intervista libera possa svolgersi in un ambiente che faciliti un dialogo aperto,, devono essere curati i dettagli del set. Per queste interviste è possibile scegliere tra diverse location: in uno studio; durante un evento pubblico; in un luogo confortevole e adatto all’argomento dell’intervista. è importante poi preparare un setup adeguato: una camera fissa che permetterà di mostrare l’interlocutore e l’intervistato; una camera mobile, che potrà mostrare le reazioni spontanee tra gli interlocutori e scandire un ritmo nel montaggio degli eventi ripresi. Concorre ad un buon setup anche l’illuminazione, con luci ben posizionate, che permettono di evidenziare l’atmosfera desiderata.
Se ci pensiamo non è proprio cosa da poco quella della luce, che permette di vedere il messaggio più importante: quello non verbale.
Cosa si intende per intervista semi-strutturata?
L’intervista semi-strutturata si riconosce per una guida, ovvero una sorta di schema che permette scorrevolezza, ma che si distingue per una tipo di taglio alla serena conversazione.
Il colloquio semi strutturato, quindi, combina il rigore dei temi e degli argomenti trattati nel progetto con una certa flessibilità all’interno dello scambio. Ci sono delle linee guida, possibilmente alcune domande, ma in linea di massima non è mai una struttura troppo rigida e lascia spazio a “domande” riorganizzate sul momento e più spontanee.
Un questionario semi-strutturato, ad esempio, si caratterizza attraverso domande aperte e semiaperte, che in un certo qual modo “condizionano” e orientano ad una risposta più specifica.
Un elemento chiave per estrarre il massimo da un’intervista semi-strutturata è la pianificazione attenta dell’ambiente e del setup tecnico, che deve essere perfettamente in linea con il tema principale dell’intervista. Ad esempio, per un’intervista in una clinica medica, lo studio del medico intervistato potrebbe essere il luogo perfetto, creando un contesto professionale rassicurante, con la posizione dell’intervistato in grado di garantire un elevato livello di comfort e creare un’atmosfera naturale, così come la struttura delle luci che va studiata per garantire luminosità senza risultare invasiva.
Il setup potrebbe includere una o più camere, a seconda di quante angolature devono essere catturate e quali gli angoli di ripresa. A tal proposito le camere possono essere posizionate in modo che i diversi angoli siano catturati, garantendo così una ripresa dinamica e fluida che può alternare le inquadrature dell’interlocutore a quelle dell’intervistatore che parlano a turno, o includere dettagli extra della stanza per rafforzare il contesto.
Questa tipologia di intervista permette un margine maggiore di creatività, potendo includere anche contenuti multimediali, come riprese e filmati pregressi, montati per arricchire il racconto o rappresentare dettagli più esplicativi di quanto si sta enunciando.
L’intervista semi-strutturata è particolarmente efficace per i video corporate, così da diventare parte essenziale per raccontare la storia dell’azienda, mostrando i volti delle persone che ne fanno parte o determinati momenti produttivi e aziendali, così come il lancio di un nuovo prodotto, e tutto con una una narrazione coinvolgente e personale, accendendo così anche la curiosità dell’audience e aumentando l’impatto del messaggio proposto.
Quando scegliere questo tipo di intervista semi-strutturata?
Questa tipologia di intervista va preferita nel caso in cui si voglia esplicitare un concetto possibilmente complesso, ma in maniera più creativa e coinvolgente. Lo abbiamo appena accennato sopra: è questa la scelta di alcuni brand, come Spes Medica o Adyen, dove sono le stesse persone di un ramo aziendale a raccontare del proprio lavoro o del loro settore, in un montaggio che permette l’inclusione di materiali extra come un video filmato che riprende un momento specifico. Per questo la ripresa non è sempre in “diretta”, ma il flusso narrativo dell’intervista può anche essere il risultato di vari spezzoni che seguono un format, per l’appunto semi-strutturato, ma non rigido. In questo caso, infatti, è bene avere chiaro: l’argomento, la location e le persone coinvolte, con la possibilità di risposte aperte e creative.
Cosa si intende per intervista strutturata?
L’intervista strutturata è la più rigorosa rispetto alle precedenti, che si riconoscono per una serie di domande chiuse, “bianco o nero”, ad opzioni con crocette, ad esempio. Anche le domande sono impostate e distribuite in modo che siano tutte sotto forma dello stesso quesito: l’obiettivo è quello di raccogliere un numero massimo di risposte standardizzate che sono spesso espresse attraverso una domanda chiusa, che chiarisce immediatamente il limite oltre cui non ci si può avventurare. Se la missione delle interviste libere è quella di catturare (possibilmente) le abitudini d’acquisto, le opinioni e i cosiddetti behaviour dei consumatori, quelle strutturate lasciano poco spazio alla narrazione o all’espressione dell’interlocutore.
In quale contesto si usa l’intervista strutturata?
Questo tipo di intervista è particolarmente adatto per testare prodotti e servizi in modo quantitativo, più che qualitativo, come invece avviene per le prime due tipologie di interviste che abbiamo visto in precedenza.
Ambiti di applicazione di tali questionari è spesso quello della raccolta di opinioni verso un prodotto o un servizio nello specifico. Il modello dell’intervista strutturata è adatto anche alle cosiddette strategie di mystery shopping, basate sull’osservazione e sull’analisi dettagliata.
Questo tipo di intervista è incredibilmente facile da realizzare, si fonda quasi sempre su un semplice “sì o no”, oppure sulla scelta di una risposta suggerita da parte di uno specifico campione di consumatori (ad esempio gli acquirenti dei prodotti per l’infanzia), a cui non ci si può esimere. Sono generalmente interviste sociali: l’intervistatore risponde in maniera libera, naturale e spontanea, praticamente a braccio, e anche il setup di ripresa risulta semplice e realizzato senza accessori come luci o pannelli, ma con appena un microfono e una camera.
Scegliere il tipo di intervista giusto per massimizzare l’impatto
Quando si decide di svolgere una intervista, la scelta della sua tipologia non è mai casuale. Piuttosto si tratta di una decisione strategica, che può determinare il successo o il fallimento di un progetto di ricerca.
Che si tratti di esplorare nuovi orizzonti di mercato, di affinare la comprensione delle esigenze del consumatore o di testare la reazione del pubblico a un prodotto innovativo, l’approccio metodologico adottato influenzerà direttamente la qualità e l’utilità dei dati raccolti.
Comprensione, adattabilità e precisione sono, quindi, i pilastri su cui costruire la metodologia di intervista che più si adatta agli obiettivi e questa scelta è la base imprescindibile sulla quale prendere decisioni aziendali informate e mirate.
Questo articolo è stato realizzato grazie agli incentivi TOCC “Transizione ecologica organismi culturali e creativi” promosso dal Ministero della Cultura e gestito da Invitalia, grazie ai fondi dell’unione europea NextgenerationUe.
*Il podcast KortoTalks è stato realizzato grazie alla partnership con Milk Studios, con Davide di Pasquale di Associazione Uniamoci onlus, grazie a Marco Bongi dell’Associazione pro retinopatici e ipovedenti, grazie a Dario Sorgato dell’associazione NoysyVision Onlus.